Se utilizziamo le sette funzioni per creare la scala iniziando dal l otteniamo la scala minore naturale.
Provate a cantare la scala discendente, poi confrontatela con l'esempio.
Ecco un brano che inizia con questa scala: si tratta del III tempo del concerto op.3 n.2 di Antonio Vivaldi.
Confrontando la scala maggiore e la scala minore si nota la diversa intonazione del III del VI e del VII.
La diversa disposizione degli intervalli di 2 maggiore e minore all'interno della scala viene definita "modo".
Anche nella scala di modo minore troviamo l'accordo tonale,formato dal I III e V , quindi l, d m .
Anche per le triadi (accordi di tre suoni) si utilizzano gli aggettivi maggiore e minore: nel primo caso abbiamo un intervallo di terza maggiore al quale è
sovrapposto un intervallo di terza minore, nel secondo caso gli intervalli sono in posizione inversa.
Provate ora a intonare l'arpeggio (cioè a cantare le tre funzioni dal grave all'acuto) d m s e poi, dallo stesso suono assoluto, l'arpeggio della triade minore l, d m
Come si vede nel grafico abbiamo altri due casi di triadi maggiori (f l d' e s t r' ) e altri due casi di triadi minori (r f l e m s t). Va tenuto presente che gli accordi, e comunque i suoni simultanei che sono scritti in colonna sul pentagramma, si leggono normalmente dal basso verso l'alto, cioè dal grave all'acuto.
Esercizio 1: triadi maggiori e minori. Provate a intonare i tre suoni della triade in ordine ascendente, dal grave all'acuto, poi controllate il risultato.
Esercizio 2: come il precedente esercizio, ma le triadi vanno intonate dall'acuto al grave.
Per concludere la lezione ecco alcuni esempi di brani in modo minore:
nella partitura per pianoforte è evidenziato che la nota scritta con un taglio addizionale sotto la chiave di violino e quella scritta allo stesso modo sopra la chiave di basso sono lo stesso suono assoluto, il DO centrale: la grande distanza tra le righe delle due chiavi ha lo scopo di rendere più comoda la lettura, ma corrisponde a un intervallo di V.